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martedì 3 giugno 2014

ALCUNE MIE IDEE E PROPOSTE PER LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA IN ITALIA E PER IL RECUPERO DEL RUOLO DELL’AVVOCATURA. Einige meiner Ideen und Vorschläge für die Reform der Justiz in ITALIEN UND DER WIEDER der Rolle von Rechtsanwalt.

ALCUNE MIE IDEE E PROPOSTE PER LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA IN ITALIA
E PER IL RECUPERO DEL RUOLO DELL’AVVOCATURA

Entro questo mese il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha annunciato la riforma o quantomeno delle riforme in materia di giustizia in Italia. Non mi aspetto nulla di positivo,sono quasi ventanni che assisto sempre e solo a peggioramenti tangibili. Riformare la giustizia in Italia è come pretendere di voler guarire un malato cronico, perché stento a credere che esistano sistemi più ingiusti,inefficienti e bizantini e più “ingorgati e complicati”,a livello normativo del nostro. Non basterebbero due generazioni di sforzi costanti per rimettere a posto qualcosa e per riacquistare anche solo un po’ di coerenza e razionalità,anche in termini di tempi e provvedimenti o di controlli sulla corruzione giudiziaria. Tuttavia, proprio in questa fase della mia carriera di Avvocato, in cui comincio a prendere sempre più le distanze dall’Avvocatura ,essendo divenuta una professione pressoché impraticabile, ed in cui non vado più a votare da anni,ritenendo che l’Italia non abbia più alcuna speranza, se non come sosteneva Carlo Cassola in alcuni suoi scritti memorabili (Ultima Frontiera, il Gigante cieco, la Lezione della Storia) nella rinunzia ad ogni residua forma di sovranità nazionale, cioè nell’abdicazione al proprio ruolo statuale in favore di un’entità sovranazionale più alta,l’Unione Europea, e fondendosi quindi anche con uno Stato-comunità di più vaste dimensioni continentali, che da anni va sollecitando ogni riforma in positivo all’interno dei nostri confini, dalla perdita di una moneta che svalutava con enorme danno dei cittadini,specie le fasce meno abbienti e a reddito fisso, ogni cinque anni, alla legge sulla trasparenza nella pubblica amministrazione, che ha imposto la figura del responsabile del procedimento,cercando di smantellare la vecchia prassi dello “scaricabarile”, all’istituzione del tribunale e della fase di garanzia del riesame nel penale e al mandato d’arresto europeo,ai tentativi di arginare il riciclaggio e il ruolo delle associazioni criminali,ecc.,ebbene in questa fase non certo entusiasmante delle mie riflessioni sulle sorti dell’Avvocatura e della giustizia in questo paese, ho ritenuto,comunque, di non rinunziare ad abbozzare un “contributo” in termini di riflessione e di proposta in un settore che mi ha comunque visto in prima linea, per anni, non risparmiandomi “ferite non rimarginabili”, in termini di dignità, prima che sotto altri profili…. Ed è dunque da un recupero della dignità e dell’indipendenza del ruolo dell’Avvocatura, che ritengo si debba ripartire, anzitutto, se si vuole salvaguardare qualche minima possibilità di speranza in un recupero, per quanto possibile, della dialettica e della funzione educativa ed edificante,a livello istituzionale,del processo, cercando di tener sempre presente che l’Avvocatura è il vero organismo di contatto e mediazione tra il popolo e le istituzioni,l’unica fonte di garanzie per i diritti dei cittadini tutti e di traduzione delle loro istanze di giustizia,in particolare nella dimensione processuale,ma anche oltre la dimensione processuale stessa. Solo i regimi totalitari possono coltivare l’ “illusione interessata” o meglio aver interesse a diffondere l’idea di ridurre i problemi e la durata o la mole dei contenziosi, riducendo il numero o la funzione o il prestigio o vessando e comunque svilendo il ruolo vitale dell’Avvocatura, ed è esattamente quello che si è registrato in certe linee di tendenza e progetti di riforma in questo paese da almeno ventanni a questa parte, non senza rilevanti responsabilità di parte della nostra stessa categoria (penso ai progetti di “riforma” che volevano introdurre la responsabilità solidale dell’Avvocato col cliente per lite temeraria nel civile, all’idea delle sentenze senza motivazione o con la motivazione pagata a parte, cioè con anticipazione del pagamento del contributo unificato per l’appello, contro ogni concezione costituzionale, all’idea stessa di “continuità professionale” ed esclusione dalla professione e da diritti quesiti e professionali, acquistati con tanto di praticantato,esami di Stato e anni di studi e fatiche, ancorati a parametri di fatturato, che per il lavoro autonomo sono incerti per definizione (si veda di Paola Aglietta: “Tassazione e famiglia”,Giuffrè editore,pag.7),o determinandone comunque la prevalenza, ai tentativi di reintrodurre a tutti i costi il vincolo tariffario,quando Monti aveva cercato, per quel poco che poteva, di liberalizzare la professione,secondo i dettami della U.E.,rendendoci veramente padroni del nostro lavoro e della valutazione delle nostre prestazioni professionali,e potrei continuare a lungo….). Ma taglio corto con i preamboli e passo alla fase propositiva, avendo cura però di voler precisare bene solo altri due concetti di fondo che debbono fungere da bussola per chiunque si accinga a voler riformare la giustizia senza peggiorare ulteriormente la situazione: 1) che ad ogni perdita di ruolo,prestigio, garanzie e tutela dell’Avvocatura non può non corrispondere una proporzionale e ben più incisiva mortificazione dei diritti,interessi legittimi e dignità dei cittadini, con conseguenti ulteriori fratture e allontanamenti dalle istituzioni e dalla politica e con legittime reazioni , 2) che, per quanto si possa migliorarne le condizioni, quando parliamo di giustizia in questo paese, parliamo in pratica di un “malato cronico” affetto da vizi antichi, non ultima la corruzione o lo spirito di clientela o l’influenza politica, e che, per questo motivo, date le condizioni cui si è approdati negli anni, ogni miglioramento non può che essere relativo. Da persone di buon senso,comunque, apprezzeremo lo sforzo, semmai dovesse esser realizzato un tentativo animato da buone intenzioni e ferma volontà,consci del fatto di essere nati e cresciuti in mezzo all’ingiustizia quotidiana e che,probabilmente, non vedremo mai gli effetti di tale miglioramento, ma che a beneficiarne non saremo certo noi,ma forse la posterità. Ecco in breve le mie “Idee” e proposte avveniristiche e rivoluzionarie,un po’ come quelle che pervadono l’omonimo libro di riflessioni di Heinrich Heine:
1)Come può recuperare il suo ruolo critico e di tutela l’Avvocatura? Anzitutto attraverso lo strumento definito dal  Pisapia  il “cane da guardia della democrazia e della giustizia”, cioè anzitutto attraverso la libertà di stampa e il diritto di critica. Faccio una proposta che a molti potrebbe apparire “eretica”, ma non lo è affatto, per il punto a cui sono arrivate le cose, sostengo che se prima lo faceva solo una ristretta schiera (in particolare professori universitari,alcuni penalisti o sindacalisti forensi,una categoria quest’ultima mai sviluppatasi e unificatasi o coordinatasi adeguatamente a livello nazionale),oggi ogni Avvocato dovrebbe farsi giornalista!”,alcuni potrebbero chiedersi come trovare il tempo per scrivere articoli,magari proprio in materia di giustizia, e trasponendo e pubblicizzando le proprie esperienze e sensazioni personali sui casi trattati, sempre, ovviamente, salvaguardando il segreto professionale e la riservatezza dei dati dei clienti? Magari lavorando a questo anche il sabato e la domenica quando non si hanno udienze,magari lavorando anche dopo cena o di notte… ma è vitale per l’Avvocatura, se vuole mantenersi in vita e recuperare ruolo e prestigio, che cominci a uscire dall’anonimato o meglio dall’isolamento del comparto giustizia, come se determinate ingiustizie e vessazioni, cui assistiamo tutti i giorni, appartengano al regno dell’ “inconfessato, dell’indicibile” o che, conformisticamente, ci si debba continuare ad assuefare all’ingiustizia quotidiana solo per piaggeria o peggio per paura di “ritorsioni o di perdere le cause”. In realtà è proprio quello che determinati assetti hanno interesse a fare, cioè a renderci sempre più isolati, emarginati e a toglierci sempre più voce e presa sull’opinione pubblica, proprio perché solo così si potranno continuare a perpetrare ingiustizie e favoritismi,confidando che il reclamo,anche se ben formalizzato,anche se fondato da tutte le ragioni del mondo, prima o poi, anche solo per il passaggio del tempo o per fenomeni defatigatori propri del nostro sistema, o per qualsivoglia altro motivo, potrà essere smorzato, messo a tacere, potrà addirittura cadere nel nulla. Mentre l’articolo di stampa, dico io, specie quello on line, viaggia alla velocità della luce, annulla distanze incommensurabili,acquisendo addirittura caratura internazionale,grazie ai traduttori simultanei,ecc. e soprattutto rimane in rete. Le stesse sentenze e orientamenti della U.E. sul cosiddetto “diritto all’oblio” (vedasi: http://giuridicamenteparlando.blogspot.it/2014/06/diritto-alloblio-come-farsi-dimenticare.html ), che ha avuto sostenitori soprattutto in casa nostra, trovano un limite prevalente nel diritto all’informazione e il rilievo pubblicistico della notizia e quale questione che attinge la materia della giustizia, e particolarmente quella processuale, non finisce per avere riflessi e rilievo pubblicistico? Per cui i colleghi seguano questo consiglio: comincino a scrivere delle esperienze peggiori in cui hanno avuto la ventura di imbattersi nella loro vita professionale, scrivano con cautela,evitando di incorrere ovviamente in reati di diffamazione a mezzo stampa,ecc., ma chi più di noi,ormai, dopo anni di restrizioni censorie persino nelle espressioni in arringhe e memorie giudiziarie che hanno finito per ridurre la cosiddetta “immunità giudiziaria” che derivava direttamente dalla funzione diplomatica nel passato, e che rappresenterebbe un principio di civiltà irrinunciabile: “Ambasciator non porta pena!” (persino per il diritto delle genti,chi perora e rappresenta deve esser lasciato libero di esprimersi e rappresentare il più possibile,proprio per poter assolvere la sua funzione di rappresentanza e il proprio contributo in termini cognitivi!? Ma evidentemente siamo ormai fuori anche dal diritto delle genti? Siamo davvero regrediti in termini di civiltà rispetto ai tempi di Attilio Regolo?), ha esperienza dei concetti tecnici di “continenza,pertinenza, correttezza delle forme espressive”,ecc. di cui parla la giurisprudenza di Cassazione (da ultimo,ad esempio: Cassazione penale , sez. V, sentenza 14.02.2013 n° 7421, tenendo anche presente che i margini della critica in materia politica sono anche di gran lunga più ampi di quelli in materia giudiziaria, ma partendo sempre dal presupposto che,trovando le parole adatte e i termini di paragone giusti, nessuno,in linea di principio, è esente da critica,almeno a partire dall’insegnamento e dai tempi di Voltaire….). Se non riescano a trovare un giornale disposto a pubblicare,aprano comunque un blog, è semplice, ogni Avvocato dovrebbe averne uno (senza contare che la stampa potrebbe diventare un mestiere alternativo e parallelo e fonte di non trascurabili proventi. Si pensi al fatto,ad esempio, che il blog di Beppe Grillo, solo in termini di proventi pubblicitari, pare riesca a racimolare cifre a molti zeri!), e lancino gli articoli postandoli sui motori di ricerca, sui network,ecc. Anche se non si riuscirà sempre a portare  a casa chissà quali risultati,se non altro si sarà rotto irreparabilmente il “muro di silenzio”, il “muro di gomma”. Dico di più,anche se sono favorevole all’abolizione degli ordini professionali e del C.N.F.,e anche dell’esame di Stato, e anzi ritenga necessaria questa proposta in un contesto di riforma delle professioni ispirato alle liberalizzazioni, gli ordini ancora esistenti, ovverosia quelli degli Avvocati e della stampa, i sindacati di categoria,insomma le rappresentanze di ogni genere e grado oggi dovrebbero anzitutto adoperarsi, in una direzione prioritaria, per consentire il recupero di ruolo dell’Avvocatura e per garantire il diritto di informazione sui livelli allarmanti di degrado raggiunti pressoché in tutti i settori di amministrazione della giustizia e dell’ordine pubblico: GARANTIRE CHE L’AVVOCATO,SUBITO DOPO UN PERIODO MINIMO DI PRATICANTATO,SI VEDA RICONOSCIUTO DI DIRITTO IL TESSERINO DA GIORNALISTA PUBBLICISTA,SENZA BISOGNO DI ESAMI O DI PROVE RELATIVE AD ARTICOLI DI STAMPA PUBBLICATI O PAGAMENTI CONTRIBUTIVI, ESATTAMENTE COME I MAGISTRATI OTTENGONO OGGI DI DIRITTO, SU SEMPLICE RICHIESTA, L’ISCRIZIONE NELL’ALBO DEGLI AVVOCATI,SE LO DESIDERANO,POICHE’ E’ INDUBBIO CHE CHI PERORA,ASSISTE E SCRIVE ATTI DIFENSIVI, ANCHE PER LA COMPLESSITA’ RAGGIUNTA NELL’ATTUALE SISTEMA E LA SUA FORMAZIONE UNIVERSITARIA, ABBIA UNA COGNIZIONE DI CIO’ CHE PUO’ SCRIVERE, CHE PUO’ O NON DEVE DIRE, SUPERIORE O QUANTOMENO PARI A CHI SI E’ LIMITATO ALLA PURA FORMAZIONE GIORNALISTICA, SENZA AVER MAGARI MAI FREQUENTATO LE AULE DI GIUSTIZIA. LA PROFESSIONE DI GIORNALISTA PUBBLICISTA,DIVERSAMENTE DA QUELLA DI GIORNALISTA PROFESSIONISTA (ancor più dopo la riforma della legge forense http://www.filodiritto.com/professione-di-avvocato-incompatibilita-ed-eccezioni-alla-luce-della-recente-riforma-forense/#.U6RAK5R_ts4 ,per l'iscrizione come pubblicista e i requisiti si tenga presente ancora la legge del 3 febbraio del 1963 n°69, per una disamina più estesa: http://www.altalex.com/index.php?idnot=36064 ), E’ INFATTI COMPATIBILE CON QUELLA FORENSE E DUNQUE TALE PUNTO DI FORZA, CHE TRADIZIONALMENTE E’ STATO QUELLO DI TANTE PROCURE E UFFICI STAMPA MINISTERIALI E QUESTURE,NEGLI ANNI, DEVE FORMARE OGGETTO DI ESPANSIONE, DI APPROPRIAZIONE, DIREI, DA PARTE DELL’AVVOCATURA, PERCHE’ E’ QUESTA L’ISTITUZIONE IN SOFFERENZA E CHE RISCHIA DI PERDERE IL SUO RUOLO IN QUESTO MOMENTO STORICO,NON CERTO LA MAGISTRATURA,APPRODATA, A VOLTE,A UN VERO E PROPRIO RUOLO POLITICO O LE FORZE DELL’ORDINE, SUL CUI RUOLO NEL PROCESSO PENALE APPROFONDIREMO PIU’ AVANTI. Qualche sera fa ero a cena con un famoso giornalista della stampa straniera che, quando si è introdotto il discorso della giustizia e dell’Avvocatura, non ha saputo far altro che cominciare col solito ritornello che sentiamo ripetere da anni e che ha portato la giustizia e l’Avvocatura italiana a queste condizioni: “Gli Avvocati in Italia sono troppi!”, io, da Avvocato, direi che per un paese in queste condizioni, vorrei che ce ne fossero anche di più e che gli Avvocati sono una grande risorsa non utilizzata,semplicemente perché fa comodo a molti che a capo della caserma di polizia o del comune di piccole o grandi dimensioni continui a sedere il diplomato o la terza media di turno, continuando a svilire l’importanza della cultura, cioè di una formazione accademica e della pratica forense, che finisce per essere una palestra importantissima,specie per chi voglia cimentarsi ad amministrare! Concluderò su questo punto delle mie idee e proposte,dicendo che,mentre il giornalista straniero o il progetto Mirone,ecc. parlavano dei “troppi Avvocati in Italia”, mi suscitavano entrambi ilarità, perché avrei risposto a tono,e a tutela della categoria e di tanti giovani Avvocati spesso più preparati di tanti altri: “E da chi ti vorresti far difendere in un paese in cui serve l’Avvocato anche per compilare un modulo burocratico o, come si dice tra Avvocati con una battuta, pure per andare al bagno?”, o meglio ancora: “Aspettate,voi giornalisti, che si continuino a mettere Avvocati fuori dalla loro professione, e tra qualche anno, vi ritroverete probabilmente voi senza lavoro, perché saremo costretti a riconvertire la nostra vocazione professionale e nessuno meglio di noi è in grado di afferrare al volo il peso e i risvolti giudiziari di una notizia o di “colpire con la penna”… in pratica,continuate a recitare questo slogan e a battere il tamburo mediatico,col ritornello partito da una cerchia piuttosto ristretta,anche se per lo più ben inserita,della nostra stessa categoria,secondo cui gli Avvocati sono troppi, e, in meno di quanto possiate immaginare, vi renderete conto a vostre spese che nessuno è capace di svolgere il lavoro di giornalista, quanto un buon Avvocato,specie se abbia fatto pratica penale e/o amministrativa….”,o si occupi in civile dei diritti della personalità. Chi aveva intuito prima di altri il potenziale rivoluzionario degli operatori del diritto era Alexis De Tocqueville che ammoniva seriamente le rappresentanze politiche dal creare scontento tra i giuristi, perché questi, più di altri, conoscono la macchina amministrativa e istituzionale dello Stato e le sue magagne, ragion per cui sanno bene come e dove mettere mano per far saltare certi “circuiti”, persino in paesi,aggiungo io, dove sussistano caste equiparabili al Mandarinato del celeste Impero, cioè, in astratto, persino in un sistema di “intoccabili”.Non si sottolineerà mai abbastanza che il clima “esclusivistico” e le istanze di riduzione del numero degli Avvocati o i mille orpelli escogitati per rendere più costosa e difficilmente praticabile la professione di Avvocato in questi anni, la riduzione di garanzie e tutele pervenuta pressoché ad un azzeramento sistematico (pensiamo anche a quello che è avvenuto in termini di riduzione della tutela del segreto professionale,riciclaggio,obbligo di segnalare i propri clienti in alcuni casi….per certi versi si è quasi attentato o comunque si è sottoposta a forti limitazioni,si vedano anche certe sentenze penali riguardanti i contatti tra latitanti e difensori,ecc.,  al concetto della “segretezza della confessione” persino presso il proprio difensore o rimozione di limiti nonché riservatezza dei contatti  con quest’ultimo in nome del diritto costituzionale di difesa…) siano stati prevalentemente animati,almeno da circa sei-sette anni a questa parte,cioè in concomitanza con l’inizio della crisi economica globale,che in Italia è obiettivamente stata aggravata da fenomeni strutturali e di inefficienza o malapolitica, tutti peculiari del nostro paese, da un intento più o meno palese di “calmiere politico” sul numero delle cause e sulle tariffe (aspetto su cui non si è mai indagato abbastanza,né approfondito nemmeno da parte della nostra stessa classe forense, e qui dico ai colleghi: quando cominceremo a mettere insieme i dati e le date dei provvedimenti a sfavore e a denunciarlo in sede politica: al posto di calmierare e controllare i prezzi dei generi di prima necessità,come si faceva una volta col C.I.P.E.,come proposto tra gli altri anche da Vittorio Sgarbi,ecc., oggi si vogliono spostare tutti i costi della crisi, col “calmiere sulle cause”, sul numero degli Avvocati e facendo le pulci alle loro tariffe o costringendo dei laureati più che specializzati e per di più lavoratori autonomi,che quindi non gravano per stipendi sullo Stato, sulla spesa pubblica, a lavorare per corrispettivi da fame? In nome di una competitività che trova il suo ostacolo principale nel funzionamento lento, farraginoso e non di rado oggetto di fenomeni di corruttela e malcostume della macchina pubblicistica….).Tariffe spesso inadeguate a fronte della lievitazione esponenziale dei costi di causa per motivi di fiscalità (le marche da bollo, che andavano abolite a fronte dell’entrata in vigore dei contributi unificati che dovevano assorbire tutte le spese fisse, sono aumentate a livelli incontrollati e anche le spese di notifica o pignoramenti,ecc., i diritti di “trasferta”,chiamiamoli così, di Ufficiali Giudiziari,ecc. non ci sembrano né uniformi su tutto il territorio nazionale, né ragionevoli o calmierati o parametrati ai risultati, ad esempio nel settore delle esecuzioni, senza parlare di fenomeni di smarrimenti di atti e simili,ancora diffusi o di Ufficiali che non trovano la parte notificanda o esecutanda nemmeno con l’allegazione dei certificati di residenza,ecc.,non si rifletterà mai abbastanza sul fatto che quando l’Ufficiale Giudiziario non trova la parte notificanda o esecutando, l’Avvocato, per conto del cliente, è costretto a ripagare notifiche e accessi e che una parte sensibile di quelle spese va allo stesso Ufficiale Giudiziario!). Il primo punto delle nostre riflessioni e idee è infatti, strategico, per un motivo principalmente, il potere tende tradizionalmente a difendere e conservare se stesso,specie in un sistema di caste (si legga il noto best seller di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo "La casta",ma ancor più “La deriva”,editi da Rizzoli,ma anche tra i molti articoli on line,per quanto mi trovi sulle medesime posizioni del presidente Mauro Vaglio sulla questione delle specializzazioni e non condivida vari attacchi che ha subìto,è balzata ai clamori delle cronache estive la polemica: http://www.iltempo.it/roma-capitale/cronaca/2014/06/01/parentopoli-all-ordine-degli-avvocati-scoppia-la-bufera-sulle-assunzioni-1.1256106 ),laddove si assista, ad esempio al circolare sempre dei medesimi cognomi, di padre in figlio in nipote, dalle cattedre universitarie, alle aule di giustizia, al Notariato, ecc., cioè perfino nella stessa Avvocatura, per quanto questa abbia garantito, più di altri settori, una libertà di accesso dal basso,fino ad oggi, cercando,così, in qualche modo, di compensare l’incapacità politica a risolvere il grande problema dell’occupazione col titolo di Avvocato e di far cassa con gli obblighi di contribuzione che comporta. Quindi,passando ad altro ordine, non si può sperare più di tanto che un organo di autogoverno,composto in maggioranza da altri magistrati, cioè un organo corporativo come il C.S.M., possa attuare un ricambio o anche solo un livello di controllo adeguato sui fenomeni di ingiustizia e malcostume quotidiano. Quantomeno non lo ha garantito obiettivamente fino ad oggi,i risultati sono sotto gli occhi di tutti anche a livello statistico (tempi medi delle cause,contenziosi arretrati, ma ancor più contenuto ed effetti di certi provvedimenti, perché il “merito”, su cui si tende sempre ad evitare di entrare, supera addirittura i dati statistici in alcuni casi!). Ragion per cui quello di cui hanno veramente paura i magistrati infedeli,la malagiustizia nel suo complesso o la malapolitica o le stesse forze dell’ordine (vedasi la questione della polemica del numero di matricola sul casco dei carabinieri,poliziotti,ecc.), non è tanto il procedimento disciplinare o financo il processo penale o civile stesso avanti ai propri stessi colleghi, ai propri organi corporativi o il richiamo con la “pacca sulle spalle”,compresa la rimozione degli stessi ministri,per arrivare ai vertici della piramide istituzionale, quanto l’articolo o il servizio televisivo della stampa, la pressione costante dell’opinione pubblica, insomma l’onda mediatica e dal basso che può essere scatenata dalla divulgazione, dal trapelare proprio dall’ambito giudiziario, dal chiuso della caserma di polizia o delle carceri, o dai fascicoli, più o meno riservati,delle carte ministeriali. E qui rientra anche la funzione sovrana del modello costituzionale della Repubblica parlamentare,il possibile ruolo delle commissioni di vigilanza e parlamentari di inchiesta,nonché il ruolo storico tradizionale che i Parlamenti,compresi quelli regionali (mi sovviene in questo senso,ad esempio, il ruolo del più antico parlamento della Regione Sicilia che affonda le sue radici ai tempi del medioevo e degli Statuti fredericiani!), potrebbero e dovrebbero assolvere e recuperare come Antiche Corti di Giustizia principalmente volte a dibattere su scandali nazionali e casi di infedeltà e malcostume di funzionari pubblici,magistrati prima di altri,più ancora che legiferare! Perché col numero e la complicazione, con la contraddittorietà e bizantinismo delle leggi che abbiamo in Italia, a mio modesto avviso, di tutto avremmo bisogno fuorchè di altre leggi e regolamenti. Forse potremmo aver bisogno di leggi che aboliscano e semplifichino o riducano a ordinamenti più scarni e sistematici,cioè più armonici, le leggi già vigenti, vale a dire di processi di studio e semplificazione finalizzati alla delegificazione,ma non certo di altre leggi, che servono veramente a ben poco, come dimostrano le vicende attuative della stessa nostra Carta Costituzionale e della stessa legge elettorale (sentenza Corte Cost. n°1/2014), se non se ne controlli costantemente la corretta applicazione. Il Parlamento, o meglio tutte le assise assembleari politiche,comprese in particolare quelle regionali, dovrebbero praticamente recuperare il loro ruolo di controllo e dibattito su vicende salienti, a scapito della produzione legislativa che deve cominciare a privilegiare la semplicità e la qualità a scapito della quantità,secondo il celebre motto di Tacito: “Corruptissima in Republica plurimae leges!”. Partiremo quindi da un nostro punto di forza per recuperare il ruolo della categoria, dall’idea cioè che un Avvocato, meglio di altri, sa come dire le cose incisivamente e senza esporsi oltre il limite del consentito, come diceva Archidamida,secondo una massima di Plutarco: “Chi sa parlare, sa anche quando!”, e dallo sviluppo parallelo della diffusione dei moderni e antichi strumenti assembleari di controllo sull’operato del pubblico,poiché il problema principale,come vanno ripetendo in molti, è l’assenza o insufficienza o comunque che appare “saltato” o inidoneo il sistema dei controlli (tanto per citare un modello si pensi alla Procura della Repubblica di Bolzano in cui il Procuratore Kuno Tarfüsser ha introdotto un sistema di monitoraggio informatico in cui vengono registrati e comparati tempi dei processi,della fase di indagine in particolare, costi delle consulenze,ecc. o il Tribunale civile di Torino per lo smaltimento dell’arretrato, a partire da circa due-tre anni fa). A titolo puramente paradigmatico circa la validità di quanto vado sostenendo vi propongo come oggetto di disamina questo articolo di stampa del Faro sulla nota vicenda delle "terrazze del presidente" ad Acilia ( http://www.ilfaroonline.it/2012/01/21/ostia/terrazze-del-presidente-di-acilia-una-sentenza-buffa-che-sa-di-beffa-23919.html  ), caso molto noto alle cronache dal momento che se ne è occupata anche la celebre trasmissione di Raitre Report. Appare evidente in questo caso,a nostro modesto avviso, che,ad una attenta osservazione tecnica, per quanto alcune osservazioni o notizie ivi riferite possano apparire astrattamente non infondate o comunque degne di approfondimento, resta difficile sottrarsi all'impressione che un esperto o comunque un operatore del diritto avrebbe potuto forse esporsi meno e fare probabilmente meglio in termini di diritto sotto il profilo divulgativo,cioè nello spiegare al pubblico perchè tecnicamente l'autore considerasse, da parte sua, la sentenza criticabile (anche le sentenze,infatti,come dicevamo, sebbene in termini più ristretti rispetto ad eventi politici, sono soggette a diritto di critica: http://www.academia.edu/1831187/Diritto_di_cronaca_e_diritto_di_critica_su_vicende_giudiziarie_e_reputazione_del_magistrato_inquirente ,o più diffusamente di Vincenzo Pezzella: “La diffamazione responsabilità civile e penale” Utet).Intendo evidenziare un particolare che costituisce la prova provata della validità di quanto andiamo qui sostenendo: fino a qualche tempo fa quando mi recavo al tribunale penale di piazzale Clodio in Roma, se mi trovavo a passare insieme a soggetti non Avvocati (ad esempio clienti,ecc.) per l’entrata del pubblico e magari la borsa veniva passata sotto il metal detector, venivano fatti problemi dagli agenti della penitenziaria di turno per introdurre macchinette fotografiche all’interno della città giudiziaria, si richiamava una circolare, addirittura del presidente del tribunale in tal senso. Il particolare dovrebbe dare da riflettere,se si considera che i processi penali, tranne quelli a porte chiuse, sono pubblici dai tempi della Rivoluzione francese e che la pubblicità del processo penale e la trasparenza della Magistratura sono cardini del nostro sistema penale contemporaneo (Di Pietro e la Procura di Milano ai tempi di Tangentopoli parlavano addirittura della necessità di far diventare i palazzi di giustizia e le procure della repubblica “palazzi di vetro”! ).Da quando sono stati inventati i tablet e i telefonini cellulari di ultima generazione, gli schermi procedurali all’entrata sono divenuti minori…ma il dubbio che mi è sempre rimasto, come Avvocato, è che magistrati e pubblici impiegati potessero avere un interesse contrario a riprese o fotografie relative a quello che può avvenire dentro le aule e gli ambienti di giustizia… dunque che qualcuno,anche non magistrati, potessero avere qualcosa da nascondere nell’esercizio di una funzione pubblica sovrana e all’interno di locali pubblici e aperti al pubblico (in cui riprese e fotografie dovrebbero essere consentite, in genere, per legge, senza bisogno di particolari permessi o autorizzazioni per l’art.10 C.C.,ecc., fatta eccezione per la tutela particolare offerta dallo Statuto dei lavoratori,in particolare il diritto a non essere ripresi in volto o alla pubblicazione di tali riprese,rectius,in alcuni casi, o anche a facoltà di autoriprese per autotutela per le vittime di reati in alcuni casi).Pensiamo ad esempio al diritto del giornalista e della vittima di certi reati di munirsi di prove anche con riprese audiovisive,rispettivamente per diritto all’informazione e alla prova….Immaginiamo quello che può accadere quotidianamente nella prassi delle caserme di polizia o delle aule di giustizia: dal falso per soppressione o divieti irragionevoli nelle verbalizzazioni a discriminazioni nei trattamenti processuali, favori, abusi irragionevoli e ingiustificabili, financo ai casi più eclatanti delle violenze di polizia,delle non accettazioni ingiustificate di atti in cancelleria,dello smarrimento di atti o  non reperimento presso gli uffici U.N.E.P. e delle vittimizzazioni secondarie delle persone offese e parti civili nei processi….in questi casi è chiaro che la presenza di un tablet o di un telefonino che registra, di una macchina fotografica, del tesserino da pubblicista,ecc. possono diventare più che utili indispensabili per documentare…. e quindi anche per tutelare diritti e interessi legittimi attraverso la documentazione ed eventualmente la trattazione successiva in articoli di stampa o televisivi,anche a mezzo youtube,oggi.DUNQUE OGGI LA MACCHINETTA FOTOGRAFICA PROFESSIONALE,AD ESEMPIO PER CHI SI OCCUPA DI SINISTRI E PENALE, IL TABLET SEMPRE ACCESSO E IL TELEFONINO CELLULARE SEMPRE ACCESO DOVREBBERO DIVENTARE I NOSTRI ANGELI CUSTODI E ACCOMPAGNARCI OVUNQUE SIA POSSIBILE,TANTO GLI ABUSI E IL MALCOSTUME, MA ANCHE IL SENSO DI ONNIPOTENZA E IMPUNITA' DEI PUBBLICI POTERI SONO DIVENUTI ALL'ORDINE DEL GIORNO.D'ALTRONDE L'IMPRESSIONE E' CHE IL C.S.M.,COME ORGANO DI AUTOGOVERNO, PROCEDA IN SEDE DISCIPLINARE, COME PER ALTRE SITUAZIONI E ORGANI IN ITALIA, PIU' SULLA BASE DI "ONDATE EMOTIVE" E DEL CLAMORE DELLA STAMPA E PRESSO LA PUBBLICA OPINIONE IN GENERALE,COMPRESE LE POLEMICHE GIORNALISTICHE,CHE NON SULLA BASE DI ALTRI FATTORI,PUR DEGNI DI CONSIDERAZIONE.
Per la parte giurisprudenziale si terrà conto,a livello puramente orientativo, delle sentenze della Corte di Cassazione penale  numero 7239 del 1999 e la numero 36747 del 24 settembre 2003. Quest’ultima, in particolare stabilisce che «le registrazioni (sia telefoniche che fotografiche) di colloqui, riunioni, anche all'insaputa dell’interessato, sono perfettamente lecite ed equivalgano ad una presa di appunti scritti; non solo, la cosiddetta "registrazione fonica" costituisce valido elemento di prova davanti al giudice», pur avendo cura di far sempre riferimento alla ratio storica della gravità di alcune fattispecie penali, per la repressione e prevenzione, nonché per la documentazione probatoria delle quali è scaturito tale orientamento, ad esempio reati di usura, estorsione,ecc., e la non facile reperibilità delle prove in merito,senza dimenticare che in alcuni casi,ad esempio registrare o fotografare dentro casa altrui e pertinenze, può costituire ancora reato: http://www.legaleconsulenza.it/diritto-penale/200-scattare-fotografie-in-violazione-della-privacy-reato-di-interferenze-illecite-nella-vita-privata.html#.U6RNzpR_ts4, o illecito deontologico,ad esempio non avvertendo il collega Avvocato che lo si sta registrando,specie nello studio del collega e non nel proprio,ecc., ed ancor più può costituire reato la diffusione di una registrazione,ancorchè lecita al momento in cui veniva effettuata: http://www.laleggepertutti.it/4390_registrare-la-conversazione-tra-presenti-non-e-sempre-illecito )
2) Nei processi penali,specie in fase di indagine, occorre assolutamente ridurre il ruolo della polizia giudiziaria, cresciuto a dismisura con le “riforme” dell’era berlusconiana,anche in termini di iniziative e tornare ad un ruolo centrale del P.M. anche con riassunzione delle relative responsabilità. E’ troppo comodo infatti, limitarsi a delegare o coordinare, non rispondendo, se non raramente dei tanti, spesso troppi errori di impostazione dei delegati. Questo tipo di riforma la riterrei ancor più essenziale e urgente della cosiddetta separazione delle carriere,che da più parti,non del tutto a torto, si invoca (nel senso che non impedirei in modo assoluto un cambio di carriera, quando si mostrino i requisiti e i meriti o semplicemente le attitudini,ma nemmeno lascerei invariata l’assoluta libertà del cambio di ruolo che c’è oggi). Si rischia di assistere in pratica,per effetto della linea berlusconiana che era arrivata a proposte di riforma in cui la polizia giudiziaria era pressoché il factotum delle iniziative investigative,lasciando al P.M. un ruolo quasi notarile (linea pericolosa a dir poco,se sol si consideri la dipendenza da organi politici e dal ministero dell’interno,ecc. di organi e servizi di P.G.,mentre le sezioni annoverano pur sempre soggetti che vengono da quel tipo di carriera e che non hanno reciso in tutto i contatti con la P.A.), al paradosso dei magistrati laureati imbeccati o indirizzati dal diplomato o addirittura dalla scuola dell’obbligo di turno in divisa. Nelle carriere amministrative poi è notorio, che almeno dalla fine degli anni novanta ad oggi, anziché rimanere aderenti alla logica costituzionalmente orientata del concorso pubblico per titoli ed esami, si è abbracciata la prassi che tende a privilegiare “concorsi e carriere interne”, dapprima cominciando ad equiparare i 5 o più anni di servizio nella P.A. alla laurea, per poi approdare,almeno in alcuni comuni,ecc. ai reclutamenti per chiamata diretta o simili,anche per le cariche dirigenziali (ad esempio negli stessi organi di P.G. come la Polizia Municipale e durante la gestione Befera persino alle Agenzie delle entrate:http://www.beppegrillo.it/movimento/parlamento/2014/02/agenzia-delle-entrate-le-poltrone-di-befera-senza-concorso.html ), con gli effetti che si possono immaginare. In ogni caso appare chiara la delicatezza della fase di indagine,la sua fluidità, il fatto che, per tali caratteristiche, essa tende spesso a sottrarsi a controlli e sanzioni,diversamente dalla funzione giudicante in cui gli errori e gli abusi possono essere più palesi ed appare altrettanto chiaro che è comodo,forse troppo comodo, per il magistrato delegare e così facendo spostare anche sui delegati o sulle iniziative della P.G., responsabilità che invece devono essere le sue ed a cui non deve potersi sottrare nemmeno in sede di difesa disciplinare. In questo senso diremo che bisognerebbe tornare al modello processuale precedente o dell’inizio degli anni novanta in cui il P.M. era protagonista nel pieno senso del termine della fase di indagine,anche se occorrerebbe introdurre elementi di controllo e responsabilizzazione,anche contabile (vedi spese per intercettazioni o C.T.P. non sempre giustificabili), che probabilmente non sono mai stati adeguati al ruolo. E nell’alveo dell’insegnamento di Mario Chiavario e di molti altri studiosi della riforma penalprocessuale, torneremo con l’invocare la valorizzazione e regole sempre più astringenti sull’applicazione dell’istituto dell’informazione di garanzia, della durata dell’indagine e meccanismi anche di automatismo delle avocazioni,in caso di superamenti dei termini o rilevanti irregolarità nella fase di indagine (per chi volesse approfondire sul tema: http://gianfrancoferrari2013.blogspot.it/2013/06/il-naufragio-dellistituto.html ).
3) Responsabilizzare adeguatamente, anche attraverso i meccanismi dei controlli parlamentari di cui parlavamo prima,i membri del Consiglio Superiore della Magistratura (si tenga presente che molti sono spesso portati a fraintendere la portata reale dell'immunità dei membri del C.S.M.,che non è così estesa come si potrebbe pensare,infatti si tratta dell'immunità per le opinioni espresse nell'esercizio delle loro funzioni e non anche per abusi d'atti o financo per omissione o rifiuto d'atti d'ufficio), anche stabilendo una responsabilità penale e amministrativa di questi ultimi avanti ai parlamenti regionali e nazionale, se necessario, o avanti alla Corte Costituzionale e non solo per i casi in cui non si veda applicata la norma aurea della riforma Mastella sull’ordinamento giudiziario che, finalmente, dopo anni, ha imposto la turnazione del ruolo dei magistrati,cioè l’idea che,dopo un tot di anni, che non possono attualmente superare il limite massimo di 10, il magistrato vada trasferito ad altro incarico e, possibilmente o necessariamente, ad altra sede, dico io, nonché il divieto di giurisdizioni parentali,secondo una nota circolare,ecc., ma anche per quei casi eclatanti di proscioglimenti o assoluzioni disciplinari o sanzioni minime (compreso il trasferimento al posto della destituzione) per quei magistrati che si siano macchiati di illeciti di rilievo! La norma della turnazione andrebbe ridotta a mio parere a non più di 5 anni,se non addirittura 4 nella stessa sede, per prevenire ed evitare fenomeni ambientali di radicamenti di potere e dovrebbe essere estesa ai ruoli apicali di polizia dai comandi-stazione dei Carabinieri ai vertici di commissariati e questure,comandi della Finanza,Forestale e financo polizie locali attraverso l’istituto dell’applicazione,ecc. Come anche andrebbero sensibilmente ridotti gli stipendi sia dei magistrati che dei funzionari e quadri delle forze di polizia,a partire dai gradi di ispettore,maresciallo,ecc.,in particolare abolendo indennità di missione straordinari,ecc. e imponendo ai magistrati di tenere udienza almeno 5 giorni continuativi a settimana e di lasciare i fascicoli a disposizione degli uffici e del pubblico,evitando di portarseli a casa (la maggior permanenza in ufficio sopperirà a cattive abitudini verificatisi negli ultimi anni, che finiscono per sottrarre,di fatto, i fascicoli al pubblico e compresi controlli più ferrei sulle cancellerie circa la formazione dei fascicoli in anticipo almeno tre mesi prima dell’udienza dibattimentale e la loro conservazione, su cui anche nel civile accadono sovente fenomeni indegni di uno Stato civile).Favorirei infine l’utilizzo degli Avvocati che ne facciano richiesta, e con requisiti di esperienza sufficienti (ad esempio 5 anni di esercizio,dando priorità agli iscritti nell’albo dei cassazionisti) per alcune funzioni requirenti o addirittura sono favorevole all’introduzione dei pubblici ministeri elettivi,ogni 4 anni, sul modello della magistratura romana antica e anche sul modello di certi ordinamenti federali, non essendo gli attuali meccanismi concorsuali in grado di garantire una selezione effettivamente adeguata a giudicare dai risultati complessivi criticati ampiamente sotto più profili. Come è noto,avendo il sistema tedesco come modello, personalmente sono anche favorevole all'abolizione dell'istituto della prescrizione, almeno per le fattispecie di reato di una certa gravità, ad esempio che prevedano pene superiori ai 4 o forse,meglio ancora,ai 5 anni. In pratica,una volta effettuato il rinvio a giudizio (e qui possiamo anche prendere a riferimento il modello francese,se lo si preferisce), non dovrebbe essere più possibile nè la prescrizione del reato nè quella della pena,stabilendo però anche precise sanzioni disciplinari per i magistrati che effettuino contestazioni tardive,compresa la contestazione, a loro carico,del reato di ritardo di atti d'ufficio (328 C.P. o abuso d'ufficio,se favoriscono o avversano taluno con dolo direzionato in tal senso). Da tempo peraltro vado predicando l'utilizzo, in grande stile, della depenalizzazione, per abrogare una grande quantità di titoli di reato che finiscono solo per affollare le aule di giustizia e, a volte, le carceri, senza alcuna concreta lesività di diritti costituzionali o addirittura prestando il fianco a valutazioni di dubbia costituzionalità. Sono stato, ad esempio, in prima linea per l'abrogazione della legge Giovanardi e sono a favore della linea antiproibizionista in materia di stupefacenti,come ho spiegato in altro post in questo blog, ho valutato positivamente anche l'abolizione della legge Bossi-Fini così per come era stata concepita e applicata,sarebbero altre le strategie da intraprendere in questo settore, ma qui non posso dilungarmi più di tanto,perchè non è l'oggetto del post,infine gran parte dei reati, ancora definiti penali, per quanto le condanne non vadano poi trascritte nel casellario giudiziario, ed affidati attualmente alla competenza dei giudici di pace andrebbero abrogati e sostituiti,al massimo, in alcuni casi, direttamente con una sanzione amministrativa pecuniaria opponibile secondo i criteri della Legge n°689/1981, mi riferisco anche a ingiuria,diffamazione,alcune forme di minacce lievi,ecc., l'elenco sarebbe lungo.Mentre ovviamente rimarrebbe sempre la possibilità di responsabilizzare a livello civilistico l'autore di tali condotte da parte dei danneggiati.
4)Qualche nota positiva: bene la proposta del Ministro Orlando di riforme  sui Giudici di Pace,di cui sono a favore anche dell'abolizione inizialmente prospettata come una delle varie soluzioni possibili, l’affidamento a tale categoria di competenze penali, a mio sommesso avviso, ha partorito effetti non certo felici e anche il potenziamento delle competenze civili è stato a dir poco incauto.






Io sarei del parere di tornare alla figura del Pretore con magistrati di Cassazione,come grado, per le funzioni monocratiche (l’esperienza e il grado,anche di preparazione, costituiscono una maggior garanzia proprio per quelle funzioni che, essendo caratterizzate dalla monocraticità,cioè dalla scelta della testa di uno solo, potrebbero essere riguardate o soffrire di maggiori margini di “arbitrio”). Come anche darei qualche apprezzamento positivo, ma solo alla versione definitiva, della proposta sul divorzio breve, che deflaziona il contenzioso dei tribunali, affidando le coppie, che scelgano tale via, all’assistenza degli Avvocati, anche se imporrei la garanzia del doppio Avvocato,diverso cioè per il marito e per la moglie, come garanzia di adeguata rappresentanza e assistenza,venendo meno il maggior ruolo di controllo della figura del giudice e soprattutto esprimendo un parere positivo sulla riforma condizionato alla riduzione da tre ad un anno degli anni di separazione necessari per passare alla fase di divorzio. Cioè chi sceglie “il rito Avvocatizio” al posto di quello classico giudiziale,deve avere il vantaggio,almeno di una riduzione dei tempi in concreto e stavolta chiedo di non stare a sentire le lamentele che sicuramente arriveranno da parte dei cattolici e della Chiesa,esattamente nella stessa linea di pensiero che pare aver seguito la Corte Costituzionale sulla fecondazione artificiale, compresa quella eterologa (http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/10/fecondazione-eterologa-i-giudici-diritto-ad-avere-figli-e-incoercibile/1022715/ ) .Questo è un paese che ha bisogno di essere “svecchiato” e di una linea progressista che lo induca a dare un taglio netto col medioevo e con l’ottocento, più di qualsiasi altra cosa. Molto punterei poi, sempre nel civile, non sul ruolo della mediaconciliazione, che abolirei del tutto (la reintroduzione è stato uno dei peggiori errori del governo Letta,a mio avviso), ma sul potenziamento del  ruolo delle camere arbitrali, per il deflazionamento del contenzioso ordinario. Anche in questo caso con le opportune modifiche e variazioni: 1) le camere arbitrali


devono essere organismi che debbono nascere spontaneamente e liberamente sui territori ed essere incentivate,in ogni modo, da parte dei governi locali e nazionali. 2) Le camere arbitrali devono essere gestite dagli Avvocati, cioè da liberi professionisti esperti nelle materie da sottoporre ai giudizi arbitrali, che vantino un minimo di pratica forense (dai 2 ai 5 anni). 3)Il divieto di fornire pareri stragiudiziali e di fungere da arbitri per i magistrati che già svolgono pubblico impiego e beneficiano di un pubblico stipendio deve diventare ferreo e prevedere la sanzione della destituzione dalla magistratura e perdita di anzianità di ruolo per chi lo viola. 4) Va abolito l’istituto dell’omologa,mentre va introdotta la possibilità di ricorso al giudice ordinario come appello nei casi in cui l’arbitrato venga ritenuto gravemente lesivo della posizione anche di una sola delle parti e anche quando si sia giudicato secondo equità o nei casi di violazione di legge, consentendo anche il ricorso per cassazione,specie nei casi più gravi.

5) Obbligo di notifica integrale dei provvedimenti alle parti e agli Avvocati, cioè necessariamente con la motivazione per intero e introduzione di sanzioni nella forma di decadenze processuali e sanzioni pecuniarie, possibilmente salate (gioverebbe anche alla spesa pubblica) per giudici e funzionari di cancelleria in caso di ritardo di deposito, pubblicazione,ecc. Viceversa aumento dei termini processuali a difesa in molte fattispecie, a partire dai celebri 10 giorni dalla notifica del provvedimento di archiviazione in fase di indagine penale per consentire a querelanti e parti offese di visionare il fascicolo e proporre opposizione motivata. Riportare i termini di impugnazione delle sentenze civili alla disciplina previgente l'ultima riforma e stabilire che la decorrenza non possa essere automatica dalla pubblicazione,se la stessa non abbia formato oggetto di notifica e soprattutto se non vi siano motivi che inducano a ritenere che il soggetto si sottragga alla notifica (ad esempio in assenza di tentativi di notifica).

6)Appelli e impugnazioni a forma e contenuto libero e rimozione dei "filtri" e orpelli vari che spesso possono tramutarsi,in concreto, in uno sbarramento o in forme non generalmente condivisibili di denegazione della giustizia sostanziale o comunque in possibili strumenti per sottrarsi alla trattazione del merito o dei profili di legittimità. Abolizione della casistica sull'inammissibilità, partendo dal presupposto che l'appello o l'impugnazione è la forma di espressione del pensiero critico sull'operato dell'Autorità Giudiziaria per antonomasìa, ragion per cui il concetto di "appello o impugnazione a forma vincolata" non può essere altro che una contraddizione in termini, più o meno in contrasto col libero esercizio della Ragion critica,per usare un termine kantiano, e dei diritti costituzionali di difesa. 


7) Riforma del sistema e dei costi delle perizie e consulenze sia nel ramo civile che penale e standardizzazione dei costi. La riforma deve essere improntata ai principi di efficienza e le perizie depositate in ritardo devono essere sanzionate con una decurtazione del 50% del corrispettivo in modo automatico. Va evitata ogni forma di incompatibilità in campo peritale, come del pari ogni equiparazione quoad effectum tra consulenza del P.M. e perizia nel procedimento penale.Va monitorata la rotazione degli incarichi e se alcuni magistrati abbiano la tendenza ad affidare incarichi sempre ai medesimi periti a scapito degli altri,oltre ai costi liquidati. Come del pari va ridotta la tendenza ad indagare servendosi quasi esclusivamente dello strumento delle intercettazioni telefoniche, che deve essere corroborato anche da altro tipo di riscontri, onde evitare che tutta l’indagine si riduca a calarsi sistematicamente la cuffia ed origliare,magari a tempo indeterminato, pur rappresentando l’intercettazione, per alcune tipologie di reato, uno strumento di indagine irrinunciabile. Bisogna cioè tornare anche a valorizzare la prova logica,in cui la nostra tradizione criminalistica eccelleva fino a qualche anno fa, e gli strumenti di indagine tradizionale (pedinamenti,appostamenti, posti di blocco,ecc., di cui la video o audio registrazione deve rappresentare un coronamento o supporto, più che la via esclusiva per raccogliere prove). Sempre sulle perizie deve essere massimo lo spazio dedicato al libero confronto dialettico, alla verbalizzazione di istanze e quesiti delle parti,al ruolo dei ctp delle parti e dei difensori in sede di operazioni peritali,ecc., onde evitare l’impressione del “pacco preconfezionato” a priori o dei tabù o preclusioni sugli accertamenti e sul confronto. In particolare bisogna sottrarsi alla possibilità concreta o anche solo all’impressione di quel disdicevole fenomeno, in sede civile, come in sede amministrativa avanti al T.A.R. o ancor più in fase di indagine penale o processuale, per cui la perizia o consulenza dell’A.G. possa apparire impostata a piacimento delle esigenze del risultato di indagine o possa essere influenzata dalla stessa A.G. o da atti e comportamenti della P.G. Si tratterebbe di falsare la natura stessa e la funzione dell’accertamento peritale, oltre a mortificare il diritto costituzionale al contraddittorio e il principio della prova libera che caratterizza la procedura penale (ex artt.187-190 e seguenti C.P.P.) e il principio della disponibilità delle prove che caratterizza il processo civile. Come anche la scelta deve privilegiare criteri reali di competenza specialistica,a seconda del tipo di accertamento peritale da svolgere.

8)Automazione del sistema dei processi civili e amministrativi e particolarmente di quelli tributari, che potrebbero partire come fase sperimentale prima degli altri, non certo nel senso dell’uso della P.E.C. o della scannerizzazione degli atti, che, di fatto, con le “riforme” di Letta e Cancellieri, ha finito solo per gravare la categoria degli Avvocati di ulteriori spese, adempimenti e perdite di tempo varie,quando invece sarebbe bastato introdurre semplicemente il principio che gli atti sarebbero stati notificati tra e agli Avvocati, da parte dell’A.G., a mezzo P.E.C. e che della scannerizzazione del fascicolo avrebbe dovuto occuparsi interamente la categoria dei Cancellieri, come dovrebbe essere per gli adempimenti istituzionali che competono loro….assurde,a mio avviso, ad esempio le richieste dei Tar agli Avvocati di portare cinque o sei copie degli atti del cartaceo con tutti gli allegati all’atto dell’iscrizione a ruolo del ricorso e di dover scannerizzare e inviare tutto alla Cancelleria, da parte degli Avvocati, prima di iscrivere il ricorso. E i Cancellieri cosa ci stanno a fare? Specie se si abolirà il cartaceo, come qualcuno dice, non valutando bene i rischi impliciti in una scelta del genere, viene spontaneo domandare… Personalmente sono a favore delle notifiche via P.E.C., specie se ne venga garantita la tempestività, anche di ricezione da parte del destinatario, ma per automazione intendo qualcosa di più radicale e diverso, che implica, futuristicamente, il venir meno della figura del giudice e la sua sostituzione con computer ed elaboratori elettronici di ultima generazione che, elaborando tutta la giurisprudenza in tempo reale, per settori asettici e senza troppe implicazioni psicologiche come potrebbero essere le valutazioni richieste dal penale e dal diritto di famiglia, penso di converso al diritto tributario, come dicevamo,a buona parte della contrattualistica, al settore assicurativo o gran parte di esso, ai ricorsi amministrativi, considerando che la giurisdizione amministrativa è quella che ci costa di più in termini di retribuzioni ed emolumenti e che, non di rado, siamo in presenza di notizie di cronaca che destano sconcerto in merito (http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/corruzione_7_arresti_in_carcere_giudice_tar_lazio_indagati_due_ufficiali_marina/notizie/306995.shtml , http://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/camorra_legami_clan_imprese_47_arresti_coinvolti_giudici_tributari_e_funzionari_del_fisco_sequestrato_un_miliardo_di_euro_i_nomi/notizie/186456.shtml , http://www.repubblica.it/politica/2014/06/08/news/mose_comprati_anche_giudici_consiglio_stato-88359748/ ). Circa questo progetto di eliminare molte figure di Cancellieri e Giudici in molti settori, ottenendo elaborazione degli atti e sentenze in tempo reale da parte dei cervelli elettronici, ho parlato diffusamente in un altro post, spiegando anche che le risorse che oggi vengono impiegate per pagare stipendi di giudici,personale di cancelleria,ecc. (si pensi all’imponente struttura di Palazzo Spada o di viale Flaminio tanto per fare esempi relativi alla giustizia amministrativa), potrebbero essere proficuamente impiegate per pagare e garantire, con uno stipendio pubblico adeguato, la difesa gratuita di tutti i cittadini, nei medesimi settori, attraverso figure di Avvocati stipendiati dallo Stato che siano in grado di garantire un’assistenza di qualità a tutti i consociati che ne abbiano diritto e interesse,quindi non abolendo mai la facoltà-libertà di rivolgersi ad un Avvocato del libero foro e di retribuirlo personalmente se si preferisca tale opzione per motivi fiduciari, ma,in ogni caso, con criteri di retribuzione certa e soddisfacente anche per i professionisti che si rendano disponibili a tale assistenza pubblicistica, diversamente da quanto, notoriamente, accade oggi,nei fatti, col sistema delle difese d’ufficio e gratuito patrocinio. Circa le mie proposte di automazione del sistema: http://gianfrancoferrari2013.blogspot.it/2013/06/un-mio-progetto-sperimentale-per-la.html

9)Torno su una mia proposta già di qualche anno fa circa l’istituzione di una sorta di “servizi segreti e raccolta informazioni dell’Avvocatura” che parte da un’osservazione più generale sulla crisi dello sciopero come strumento di lotta di classe e nel mondo del lavoro nell’attuale momento storico. Qui vi consegno,a mio avviso, una profonda verità che è anche la causa,  non solo nell’Avvocatura, della decadenza o mortificazione dei diritti dei lavoratori delle più varie categorie,eccettuati forse in parte gli addetti al pubblico impiego, che in Italia beneficiano di garanzie più forti rispetto ai privati(se vi interessa approfondire una mia disamina sulle ragioni profonde della irreversibilità della crisi dell’Avvocatura italiana, sempre nel mio blog: http://gianfrancoferrari2013.blogspot.it/2013/06/circa-le-cause-dellirreversibilita.html ). In un mondo globalizzato, in cui la concorrenza è estrema,ma anche la serietà della crisi economica, e soprattutto in cui la manodopera, compresa quella intellettuale, è sempre più numerosa,per quanto specializzata e di qualità possa essere la propria attività e caratura professionale, si può essere rimpiazzati e sostituiti con una tale facilità che il “crumiraggio” delle lotte sociali di altri tempi potrebbe impallidire a confronto (per tutti leggasi il noto romanzo di Vasco Pratolini “Metello” o nella saggistica più recente: “La fine del lavoro. Il declino della forza lavoro globale e l'avvento dell'era post-mercato” di Jeremy Rifkin,Feltrinelli editore). Si assiste cioè ad una fungibilità del bene manodopera,vedasi anche il fenomeno delle esternalizzazioni, e ad una tale numerosità dell’offertà-lavoro globale, per cui rappresenta un’autentica illusione e un vero e proprio tentativo anacronistico quello di pensare di continuare a battersi socialmente, per l’affermazione dei propri diritti sociali e civili, con lo stumento dello sciopero consegnatoci quale eredità storica di massa della fine dell’ottocento e degli inizi del novecento. Bisogna prendere atto che lo sciopero è uno strumento di lotta ampiamente datato e superato che, ai nostri giorni, mostra di non avere più molta incisività,neanche in termini di rivendicazioni e nemmeno per le categorie,come i metalmeccanici, che in questo paese ne hanno fatto un utilizzo storico più consistente,erigendolo a simbolo delle proprie manifestazioni,ecc. Se questo può risultare vero per la manodopera operaia,impiegatizia o agricola,e persino per le serrate dei commercianti, a maggior ragione lo sciopero si dimostra ormai storicamente poco incisivo per una categoria come quella degli Avvocati che, allungando i tempi dei processi con le astensioni dalle udienze, finiscono solo per danneggiare se stessi economicamente e nei rapporti coi propri clienti e questi ultimi che, specialmente nel caso in cui, abbiano delle ragioni fondate e attendano giustizia, hanno solo tutto da perdere dalla dilatazione dei tempi processuali, stante anche l’istituto della prescrizione, ad esempio nel penale o all’istituto della perenzione nelle cause amministrative o comunque in considerazione anche del fatto che, tendenzialmente,una sentenza che arriva in ritardo, per quanto giusta possa essere, rappresenta sempre una forma di minorata giustizia. Occorre dunque, a tutti i livelli, sindacali e non, cominciare a studiare strumenti di lotta alternativi e più incisivi dello sciopero o delle manifestazioni avanti alle sedi dei tribunali cui abbiamo pure assistito negli ultimi anni,specialmente da parte degli Avvocati. Accanto e funzionalmente anche alla pubblicizzazione a mezzo stampa di certi fenomeni deteriori di cui parlavamo al punto 1 del presente post, la funzione di rappresentanze di categoria che intendano svolgere in maniera nuova e incisiva il loro compito, soprattutto in ambito forense, dovrebbe quindi, a mio sommesso avviso, essere quella di istituire a livello locale e centrale,una sorta di “servizio di intelligence” e raccolta delle informazioni che possa essere preparatorio di articoli di stampa e di esposti, denunce, atti di protesta collettivi da mandare in forma di istanze e di diritto di petizione costituzionale ed europeo ai parlamenti, compreso quello europeo appunto e alla Commissione, documentando per iscritto abusi, sentenze dal contenuto antigiuridico o scandalose,o comunque non conformi all’orientamento di legittimità,disservizi su scala nazionale e locale,ecc. Tutti,gli Avvocati in particolare, ma anche operatori e clienti, finiscono prima o poi per venire a conoscenza nei tribunali o perfino nelle giurisdizioni superiori o corti d’appello di chi siano cancellieri o magistrati particolarmente ingiusti, arroganti, incompetenti o corrotti e quali meccanismi possano diventare la cartina di tornasole di certi modi di fare (dalla doppia perizia sullo stesso immobile valutato in modo sensibilmente differente, agli “errori”,omissioni colpevoli, penalizzazioni di Avvocati e clienti o di cause “scomode”,ecc., su questo argomento vedasi il vasto repertorio a puro titolo esemplificativo: http://gianfrancoferrari2013.blogspot.it/2014/01/breve-repertorio-di-fattispecie.html), di ricchezze accumulate spesso negli anni anche in modo inspiegabilmente veloce e incompatibile con quanto dichiarato o intestate a parenti e affini più o meno prossimi o prestanome (torniamo a chiedere in proposito da sempre una anagrafe patrimoniale di tutti i dipendenti pubblici e politici e dei loro familiari anche come specifica misura di prevenzione e respressione della corruzione ed evasione fiscale: le mazzette non vengono certo dichiarate al fisco e sono, a mio avviso, la forma più grave, se non anche la principale, insieme alle false fatturazioni, dell’evasione fiscale). In questo contesto gli Avvocati potranno riappropriarsi del proprio ruolo nella misura in cui sapranno inventarsi anche qualcosa di alternativo alle attuali rappresentanze istituzionali e agire con una certa compattezza, penso a strumenti come la raccolta di firme a livello nazionale da mandare alle più alte autorità (ad esempio segnalando come un sol uomo tutti insieme: riduzioni di orari e servizi che fino ad oggi hanno penalizzato solo la nostra categoria e gli utenti o casi di palese ingiustizia specie a scapito della categoria) o anche a livello referendario per proporre modifiche sulle questioni legislative più in contrasto con gli interessi di categoria e degli utenti del sistema giudiziario. Tenete presenti che l’unione fa la forza e che quando si è in tanti a firmare, clienti compresi, contro una legge ingiusta, ma a maggior ragione, contro singoli Cancellieri,Magistrati o funzionari abusanti o infedeli, e magari sollevando anche interpellanze o interrogazioni parlamentari o casi di cronaca a mezzo stampa o media, il “Mandarino o Satrapo” di turno può confidare fino ad un certo punto sul principio di inamovibilità e le guarentigie corporative (cito un caso balzato recentemente ai clamori delle cronache e che fa tremare l'intero ambiente della giustizia e degli appalti: http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/lazio/2014/notizia/carceri-appalti-truccati-gdf-al-dapil-prefetto-sinesio-indagato-con-altri-8_2052450.shtml)! E’ dunque ad un’Avvocatura agguerrita e in campo nel rivendicare il proprio ruolo, la propria indipendenza e i propri diritti, che penso, quando parlo di certi nuovi strumenti di lotta,non potendo continuare ad affrontare il peggioramento quotidiano delle condizioni di lavoro e il venir meno sistematico del nostro ruolo sulla base di individualismi egoistici, pensandoi che quello che accade al collega esposto contro i pubblici poteri o i meccanismi corporativi non finisca, in qualche misura, per riguardare anche noi, secondo la favoletta della “legge del castrato” di Fedro,perché, prima o poi, l’atto ingiusto o ritorsivo  o la sanzione disciplinare strumentale può riguardare ciascuno di noi, a meno che non si finisca per pensare riduttivamente all’Avvocatura come a qualcosa di supino e strettamente limitato ai privilegi di chi vanta “amicizie in alto loco”.Molte sarebbero le iniziative che si potrebbero articolare con questi nuovi strumenti di lotta, specie in un momento politico di “crisi di sistema” come l’attuale, che può preludere anche a fenomeni di “ricambio” o di sanzionamento massivo dell’apparato pubblico, a partire da politica e magistratura,per intenderci. E’ chiaro infatti che quando un paese o un sistema fallisce o si trova in difficoltà maggiori rispetto ad altri, non possono rimanere esenti da una seria disamina le cause strutturali di quanto accade o è accaduto negli anni e che i primi a rispondere di una “caduta di sistema” sono e devono sempre essere, storicamente, coloro che lo rappresentano e che quindi rivestono funzioni pubbliche di rappresentanza della personalità giuridica dello Stato e degli altri enti pubblici a vari livelli. Sappiamo anche che in Italia si è sempre applicata, fino ad oggi, la regola del Gattopardo di Giuseppe Tommasi di Lampedusa, che si riassume nella celebre massima: “Tutto cambi,perché nulla cambi!”, come se cambiare il nome di un ente come avveniva al tempo del fascio o di una giurisdizione, ad esempio tribunale monocratico al posto di pretore, o di una tassa o balzello, ad esempio Tasi al posto di Imu o Ici, costituisca la soluzione del problema. Diremo che si tratta di scorciatoie o false riforme, cioè di soluzioni puramente nominalistiche, come sono state quelle approntate per la maggior parte della storia di questo paese, fatta eccezione forse per riforme di costume come il divorzio, l’aborto, il nuovo diritto di famiglia, la fecondazione artificiale e forse a presto anche il matrimonio tra persone dello stesso sesso o le unioni civili (riforme cioè indotte da cambiamenti di costume planetari e che incidono sul cambiamento del tessuto sociale molto di più delle cosiddette riforme tecniche,di procedura,ecc.),ma terremo anche conto del fatto che, ormai, facciamo parte di un contesto europeo più ampio e che si tratta probabilmente della terza classe politica italiana, come scrive Angelo Bolaffi nel suo ultimo saggio “Cuore Tedesco”, edito da Donzelli, che subisce una decapitazione o ricambio pressoché totale,compresa la fine dei partiti della prima repubblica, a seguito dello sviluppo del processo di integrazione europea e dell’entrata nell’euro, una moneta che impone meccanismi di stabilità e quindi di certezza, anche in termini di certezza del diritto per i cittadini, derivatamente, per citare la Corte di Giustizia europea. L’impressione è che stavolta, oltre ai politici, il “terremoto” e la resa dei conti non possa non coinvolgere la pubblica amministrazione italiana nel suo complesso, con le sue inefficienze e corruttele,compresa la categoria dei magistrati, fino ad oggi tutelati da guarentigie forse eccessive e le forze dell’ordine italiano già oggetto sempre di più delle attenzioni di associazioni contro fenomeni di mala polizia, della stampa e della stessa magistratura, almeno a partire dalla caduta dell’ultimo governo Berlusconi e dalla fase di ricambio e “redde rationem” che, più o meno palesemente, ha finito per innescare.


10) Rafforzamento degli istituti dell'astensione e della ricusazione dei Giudici e del legittimo sospetto ed estensione a tutti quei casi in cui la serenità di giudizio possa anche solo potenzialmente risultare compromessa o sminuita. In particolare ritengo che anche i criteri di affidamento dei casi giudiziari a Procuratori e sostituti procuratori in fase di indagine penale o ai giudicanti debba tener  conto di esigenze di rotazione degli incarichi che valorizzino anche l'interesse,per quanto possibile, dell'Avvocato e della parte rappresentata a non finire sempre davanti allo stesso Giudice nell'assegnazione di casi diversi. Questo per non alimentare personalismi aut similia, anche nei rapporti con l'A.g., o peggio fenomeni ritorsivi o persecutori,anche solo in teoria. In pratica,come Avvocato o come parte-utente potenziale, rivendico il diritto a non "perdere le cause" sempre col medesimo giudice, sicchè,una volta patrocinate 3 o 4 cause sempre col medesimo giudicante o indagini col medesimo P.M. sarebbe utile e opportuno,oltre che corretto,che il Procuratore Capo o il Presidente del tribunale, siano vincolati da criteri tassativi che inmpogano l'assegnazione anche a giudici diversi e una rotazione che tenga conto anche dei criteri soggettivi ut supra delle parti e dei legali,oltre che dei criteri di competenza per connessione,materia e valore. Naturalmente questo non significa affatto che un Avvocato, per una sorta di "criterio statistico" abbia diritto a vincere la quarta causa,dopo che ne ha perse altre tre, avanti al medesimo giudice! Ma, semmai, che egli potrà avere torto anche per la quarta causa,specie se mal proposta o infondata,ma che abbia anche il diritto a sentirselo dire da un giudice diverso da quello che magari l'abbia sempre dichiarato soccombente precedentemente e che possa nutrire "prevenzione" o alimentare sospetti in tal senso proprio per la quantità di pronunce precedenti o mala disposizione nei suoi confronti come Avvocato o nei confronti della parte da lui assistita,per i più vari motivi....in tale contesto torna ad assumere un ruolo di tutto rispetto,in un sistema costituzionalmente orientato, la motivazione logico-giuridica della sentenza,diversamente da certi progetti de iure condendo che ipotizzavano nel civile la motivazione solo dietro pagamento dell'appello o meglio della relativa tassa col pagamento del contributo unificato! Diversamente da quanto potrebbe sembrare ai meno attenti,personalmente non critico in blocco l'ordinamento,specie quello processuale, italiano, così come oggi strutturato,abbiamo,ad esempio, dei punti di forza come il livello raggiunto,grazie alle elaborazioni giurisprudenziali della Corte Costituzionale e di legittimità, nella materia delle incompatibilità nel penale col ruolo di G.I.P. o G.U.P. per aver conosciuto o pronunciato precedentemente,anche solo in materia de libertate, sullo stesso caso da parte del medesimo magistrato,allo scopo di salvaguardare il più possibile la terzietà e l'equidistanza (non mi dilungo sulla materia,nota ai penalisti, ex multis si ripercorra questa sintetica rassegna: http://www.brocardi.it/codice-di-procedura-penale/libro-primo/titolo-i/capo-vii/art34.html ) Del pari i casi di difetto di giurisdizione e competenza da parte dei magistrati andranno attentamente monitorati e dovranno costituire oggetto di responsabilità da parte di questi ultimi, specie quando ci si accorga che il giudice si ostini ad affermare una sua competenza o giurisdizione inesistente (si approfondisca ad esempio la nozione di esclusività della giurisdizione tributaria e amministrativa in vari casi),perchè in alcuni casi si può trattare di atteggiamenti sintomatici di "interesse nella causa", di trattamenti di favore in vantaggio di amici o peggio di atteggiamenti persecutori o comunque non provvisti di terzietà ed equidistanza, quando si riscontrino fumus persecutionis o di accanimento a sfavore,ecc....Da ultimo si terrà conto sempre,come di un astro che faccia da bussola ai naviganti e di un principio aureo, del principio più importante consacrato in tutta la giurisprudenza, anche la più risalente, della Corte europea, vale a dire della certezza del diritto e dello stare decisis, mirando costantemente ad evitare e limitare in tutti i modi, anche responsabilizzando adeguatamente  i magistrati, le pronunce isolate o "eretiche", cioè quelle che vadano contro principi consolidati e orientamenti di massima della Corte di Cassazione, specie laddove non si manifesti alcuna obiettiva necessità di innovare o di mediare in modo particolare tra la fattispecie astratta e il caso concreto.Anche qui si tratta di casistiche molto più frequenti e facili da accertare e riscontrare di quanto si possa comunemente immaginare.


QUESTO ARTICOLO RAPPRESENTA,PER CERTI VERSI, UN WORKING IN PROGRESS, NEL SENSO CHE,TEMPO PERMETTENDO, MI RIPROMETTO DI AMPLIARLO NELLE VARIE TEMATICHE E PROPOSTE E PERFEZIONARLO O MODIFICARLO ANCHE SULLA BASE DEI SUGGERIMENTI DI COLLEGHI E LETTORI…


1 commento:

  1. A volte per commentare, con una boutade, la drammaticità della situazione attuale in Italia, sintetizzo più o meno in questi termini,anche se è ovvio che è una battuta comica per indurre riflessione: La dottrina di Schopenauer si può sintetizzare così: "La vita è dolore, la storia è cieco caso, il progresso è un'illusione! In diritto tradurrei oggi nei seguenti termini: il penale non esiste, se non per extracomunitari, poveri cristi, emarginati e soggetti invisi o scomodi al sistema, l'amministrativo è un'illusione, il civile è in dismissione...lo Stato italiano, ha una sola giustificazione nel senso che il Dio di Nietzsche invidiava a Stendhal: non esiste! Lo Stato e Dio,come superfetazione del primo, esattamente come gli Dei dei Greci, degli Etruschi e dei Romani, potrebbero pure esistere, ma a tutt'altre latitudini,forse presso il giardino delle Esperidi o la Terra a Nord degli Iperborei: l'estrema Thule....al massimo qui possono esistere associazioni criminali, quelle si estremamente tangibili....Eine meine komische Frage ueber di aktuelle Lage in Italien:Die Lehre von der Schopenhauer können wie folgt zusammengefasst werden: "Das Leben ist Schmerz, ist der blinde Zufall, ist der Fortschritt der Geschichte eine Illusion Gesetz würde heute wie folgt zu übersetzen: der Verbrecher gibt es nicht, wenn nicht für Einwanderer, armen Schweine, Rand oder Fach unbeliebt und unbequem für das System ist die Verwaltung eine Illusion ist, die Bürger zur Verfügung ... der Staat in Italien, hat nur eine Rechtfertigung in dem Sinne, dass der Gott der Nietzsche beneidet Stendhal existiert nicht! Staat und Gott so überflüssig wie die erste, so wie die Götter der Griechen, Etrusker und Römer kann auch existieren, aber in einem ganz anderen Breiten, vielleicht in den Garten der Hesperiden oder das Land der Hyperboreer im Norden: die extreme Thule .. hier .. es kann ein Maximum von kriminellen Vereinigungen sein, die sind extrem Sach ....

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KANZLERIN